sabato 30 luglio 2016

la (mia) scoperta di Guido Ceronetti by stef_All

Firenze secondo Ceronetti: scappare 

Quel sentimento salvifico che differenzierebbe l’autore dalla legione degli insensibili: “L’unico segreto che degli altri arriviamo a penetrare un poco è il vuoto che hanno in testa, la loro assenza dal pensiero, la loro orfanezza di consistenza mentale”.

da un post di  Paolo Bonari sul blog Minima et Moralia, una vera miniera di Sapienza, che si occupa dellulitma opera di ceronetti ovviamente per AdelphiPer le strade della Vergine, 2016


Altre perle del Guido sensibile dal post di Bonari:

1 "Una vera orripilazione, non goyesca, di merda, è Firenze, sudicia oltre ogni limite, di turismo, di droga, di piombo, di rumore, una brutta bestia chimerica urbana di fango putrido da cui emergono incongrue cupole”.

2 “Uscire da Firenze come da una galera. (Viaggio orrendo, tutto occupato da barbari meridionali, nessuno che mi ceda il posto neppure per qualche minuto, popoli senza civiltà, egoisti lerci). Il Sud: la massima riserva nazionale di disumanizzazione giovanile, la maggiore industria nazionale della Vittima”.


più  questa Massima o Aforisma,  che potrebbe dare da pensare a intere schiere di filosofi politici, sociologi, analisti pop della società occidentale decadente: "Quel che c’è di più prospero, nella società del benessere, è il malessere", non solo Alain de Benoist.




Del resto sono anche molto d'accordo  con Paolo Bonari quando afferma:
"Ceronetti dovrebbe rendersi conto che, così, è esposto alla possibilità di essere imitato, quando non sbeffeggiato, perché quello che apparecchia è un meccanismo a vincere del quale l’unico padrone è lui, che ha inevitabilmente ragione, che tiene il banco delle scommesse sul peggio, requisendo tutta la posta in gioco, ogni volta. Il mondo non può che rispondere al nostro schifo con il proprio, come a comando, di fronte a uno sguardo tanto impietoso. Peccato che il giudizio personale non sia quello universale e che càpiti di notare che certe clemenze nei confronti di sé stessi non vengano, poi, elargite ed estese. Il giudice implacabile sembra, alla fine, uno che non perdona agli altri quelle colpe che, con minor scrupolo, non nota nei propri comportamenti: prima, nella passeggiata, avverte “odori di urina fortissimi”, cioè il prodotto dell’aggirarsi di quegli umani nauseabondi, ma bastano ventotto pagine e piscia, proprio lui, “contro un uscio, amichevolmente”, e non sarà l’unica volta – ecco, la nostra voglia di fare conoscenza con il proprietario di quell’uscio e di verificare la reciproca amicizia. Che succederebbe a Ceronetti, se incontrasse un altro Ceronetti? "

Però su Moravia, " nei necrologi: giudicato maestro, educatore incomparabile, sommo artista, sommità in tutto. Mancava di genio, di stile, di pensiero, di pudore, di simpatia umana, era anche brutto”, mi fa molto ridere, anche se possiamo supporre che casa Ceronetti manchi di uno specchio.

venerdì 29 luglio 2016

l'archetipo ripeto



l'archetipo ripeto l'abisso risprofondo

del principio l'acqua nera la madre la madonna 

la prima materia


I' lossia

mercoledì 27 luglio 2016

IL NULLA LA MATERIA







"In Plotino l’identi­ficazione del nulla con la materia, intesa come assoluta privazione delle forme, anticipa in qualche modo la conclusione di Agostino nelle Confessioni : «Se si potesse dire che il nulla è e non è qualcosa, direi questa è la materia» (XII, 2, 2) "
da Dizionario di filosofia, 2009 

"Per Fredegiso di Tours, poiché il nulla è un alcunché, un aliquid, esso deve essere assimilato alla materia primordiale dalla quale vengono tratte tutte le cose"

Per Bruno la Materia cela dentro di sé  tutte le forme, e come una madre le genera, non le riceve da fuori, ma dal suo interno tutte le produce.

Bruno e Davide di Dinant: identità di Divinità, Materia, Intelletto

Come la Materia l'uomo dà forma e si dà forma; in questo a Sua -di Lei- immagine e somiglianza.

Nel brano che segue, l'Uomo viene invece assimilato,  in una visione religiosamente materialistica -di sicuro non atea- al Figlio/Logos della tradizione cristiana, esplicazione dell'abissale Padre (che qui si fa Madre), a quello coeterno, ma che prende corpo in un epoca storica determinata: 


"La materia non è divenuta "cosciente" nell'uomo: lo era già; nell'uomo semplicemente s'è resa manifesta. La coscienza umana è coscienza di una materia che aveva già in sé i fattori della propria autoconsapevolezza. Se si sostiene che la materia è del tutto indipendente dall'uomo, si finisce involontariamente, contro le proprie intenzioni, col favorire l'idea ch'essa possa essere stata creata da un'entità esterna sia alla materia che all'uomo. Si finisce cioè col fare della metafisica: una materia troppo indipendente può essere stata "creata" da qualcuno che ha poi creato l'uomo.

Se infatti si sostiene che la materia non è mai stata creata, essendo eterna, si entra inevitabilmente in contraddizione quando si vuole considerare l'aspetto più elevato di tale materia, cioè la coscienza, come un suo prodotto derivato, sorto in un dato momento. Invece, se vogliamo dare per scontato che non esiste alcuna "entità esterna" alla materia e all'uomo, bisogna che questi due elementi coincidano, nel senso che l'uomo, proprio come la materia, è increato, è parte organica della materia da sempre.

Non ha alcun senso far vedere che il prodotto più alto della materia, la coscienza umana, non è destinata ad alcuna eternità, non ha le specifiche eterne e universali della materia. Come essenza umana, l'uomo in realtà non è mai nato, è sempre esistito. La coscienza umana non è altro che coscienza della materiaeterna e universale come la materia stessa, nel senso che tale coscienza non è nata con la nascita dell'uomo, ma nell'uomo si è semplicemente manifestata, essendo in realtà increata."

http://www.homolaicus.com/teoria/materia-coscienza.htm

illo

giovedì 14 luglio 2016


Liberamente ancora sulla solita "materia"








Perché io sono la prima e l’ ultima
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.

(III- IV secolo avanti Cristo,
rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto.)



Sull'autenticità dell'inno, vorrei la conferma di qualche sito affidabile: altri ragionevolmente scrivono "dopo Cristo", visto che si troverebbe assieme a testi gnostici. Comunque,  tanto per cambiare, Iside divinità femminile della generazione, della vita. Altra incarnazione della Grande Dea, che dal Paleolitico, per quanto subordinata, sopravvive. Ed ho pensato all'Inno a Venere con il quale principia il De rerum natura di Lucrezio: dunque il materialismo quale nuova forma di religione femminile e tellurica, come in senso critico, anzi dispregiativo, ma acutamente per me, sostiene Julius Evola. Da un'accusa -intelligente- una risorsa.

martedì 12 luglio 2016



tentenno -cos'altro vuoi 

che faccia?!- mentre il tempo 

-strano- passa



Se parlo ci rimetto forse 

qualcosa? Per quanto lo faccia così

senza costrutto alcuno

e senza trama, a orecchio,

se parlo che forse ci rimetto?



lunedì 11 luglio 2016

che cosa hai da perdere @lt2010

vedi

ti porgo lacrime per le tue sofferenze

in un bicchiere dell’ikea
verde

bevi
se vuoi


è come un medicinale omeopatico
forse non funziona
ma alla fine
 

che hai da perdere?

venerdì 8 luglio 2016



a stralunar l'attorno:

c'è pioggia ignuda -che importa!-

e risalgo alberi vani




è pomeriggio adesso

      d'altro non parlo

mentre la notte dista, ancora, 

niente che bruci o strida

attorno, neppure è inverno;

poco da aggiungere: intenerisco

                     (un plagio?)

giovedì 7 luglio 2016



brucia l'azzurro, alto

tra i rami e resta

alla distanza abbaglia





(inspiegato) crescersi del petto
                      
                   all'azzurro

denso-pungente 

                 e fondo

già    mare invertito:

-ora od allora?-

ne traverso piazze in canti

           o resto silenzioso,
  
           silenzioso e in fuori




rondini in giostra

             sul costato -è sera-

si fan fitte e dolci, flettono

senza sforzo, tuffano

                  piano a grida



martedì 5 luglio 2016

ferie in piscina


il nuotatore
che non fa fatica
e sorride
macina chilometri sorridente
sguscia senza schizzi
non sbatte le braccia
ma accarezza l'acqua
perchè la ama
ama il cloro ama il sale
uomo marino poco domestico
pescatore come i pesci non fa rumore
in un' anteprima di abisso
di silenzio pace eloim shalom


@lt2016

(L'immagine è tratta da qui)

sabato 2 luglio 2016

fresco



fresco traverso nubi
a sera poche   il verde e il rosa
e l'aria commuove e spande
l'aria   per silenzio a tratti
                noi si passeggia



Surrealismo giovanile














Ad Antonin Artaud

Attraverso  le raccapriccianti benedizioni
proprio tu scorgevi a volte un abisso
incidersi e scuoiarsi
dai rami intorpiditi
e per questo sortilegio 
di placente luminose e tossiche
ti bendo e ti adombro
sacerdote dalle ciglia di pietra
ti bendo e ti adombro
con succhi finissimi
con lini ancor più incandescenti
perché le tue agonie di fosforo
gemevano lambendo le orme del corallo
e i tuoi muscoli magnetici
estesi e febbrili
come nubi di muschio tarlate
s'acuivano troppo in fretta ed a lungo
dentro i tripudi e nelle gemme
e ora magnificamente 
mordo le reni malariche
trafitte dai fiumi e da un'insolita Resurrezione
io le mordo al crociato dai polsi di linfa
quando sulle palpebre mummificate
ti si riflette un deserto
già risolto in bagliore
eppure questo non basterà
ai seni solarizzati fiocamente
solo nel naufragio o fuggendo
non basterà quel soporifero gesto
da imberbe tartaro svenato
non basterà affatto
tutto quanto il granito demente
dei tuoi respiri
né queste soffici ferite
di seta cinematografica


Terra nera



La Madonna Nera, nera come la terra per Omero, la terra che tutto produce, nero il principio femminile che genera e insieme distrugge: Kalì, la Nera appunto.
Il colore della Dea Madre Primordiale, colore archetipo della Materia.