domenica 4 dicembre 2016

Foscolo 2

    

      Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
     Di gente in gente, mi vedrai seduto
     Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
     Il fior de' tuoi gentili anni caduto:

     La madre or sol, suo dì tardo traendo,
     Parla di me col tuo cenere muto:
     Ma io deluse a voi le palme tendo;
     E se da lunge i miei tetti saluto,

     Sento gli avversi Numi, e le secrete
     Cure che al viver tuo furon tempesta;
     E prego anch'io nel tuo porto quiete:

     Questo di tanta speme oggi mi resta!
     Straniere genti, l'ossa mie rendete
     Allora al petto della madre mesta.


La poesia però non solo ricollega all'Origine, ail principio femminile produttivo, alla Terra intesa come generatrice: la poesia rende materna, accogliente e umana anche la terra finale, quella della sepoltura:


Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,

se può destarla con soavi cure

nella mente de' suoi? Celeste è questa

corrispondenza d'amorosi sensi,

celeste dote è negli umani; e spesso

per lei si vive con l'amico estinto

e l'estinto con noi, se pia la terra

che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall'insultar de' nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome


Tomba e poesia coincidono: l'una e l'altra fanno rivivere ciò che non è più, fanno convivere quello che è morto con quello che è vivo: una concezione sostanzialmente sciamanica della poesia. Attraverso le tombe e la poesia la terra ridiventa, anche alla fine, madre, in quanto piange i propri figli caduti, ed offre loro finalmente la pace. Lmadre mesta  al cui petto il poeta invita a rendere le sue ossa, fonde e condensa, in modo direi palese,  la figura della madre e quella della terra; una madre-terra nella quale trovare finalmente anche lui -traverso la morte- come il fratello pace ( E prego anch'io nel tuo porto quiete), dopo la tempesta e l'inquietudine insuperabili dell'esistenza. Attraverso la poesia/tomba la Terra cessa d'essere straniera e ridiventa madre: in questo sonetto Foscolo compie esattamente quel suo prefigurato star seduto/ Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo.

E' attraverso poesia che la madre (terra) parla col cenere muto del figlio.
E' l'immaginata presenza del poeta sulla tomba del fratello che riconcilia la Madre/Terra con il figlio morto, il colloquio tra questi ultimi avviene per mezzo del poeta (la madre [...]Parla di me col tuo cenere muto). E'soltanto attraverso la mediazione della poesia che la Terra, la Materia, il Principio Femminile ridiventa accogliente e materno, rendendola appunto madre pietosa (nel suo grembo materno ultimo asilo/porgendo): è questo che consente nella morte di raggiungere la quiete, la pace (nel tuo porto quiete). La morte materna, la morte pietosa, non la morte-negazione assoluta che cancella ogni traccia di ciò che è stato (involve/tutte cose l'obblío nella sua notte), ma che conserva memoria dei morti attraverso il canto poetico. O meglio, mediante la tomba dalla quale sorge il canto (mi vedrai seduto/ Su la tua pietra; mendico un cieco errar sotto le vostre/ antichissime ombre, e brancolando/ penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne,/ e interrogarle. Gemeranno gli antri/ secreti, e tutta narrerà la tomba -I Sepolcri -). E' quest'ultimo, il canto, la poesia a costituire la vera duratura tomba del defunto, che lo fa rivivere come spirito e memoria. La Terra diventa materna attraverso la poesia che ricorda e piange coloro sono stati e non sono più, e continuano ad essere come coloro che non sono più: al tempo stesso dunque sono e non sono. Pare proprio la negazione determinata hegeliana, la negazione dialettica, che nega, conserva e sublima/supera ciò che ha negato: aufhebung. Ed in questo punto Foscolo incrocia il pensiero a lui contemporaneo -Hegel appunto- con una concezione religiosa arcaica come lo sciamanesimo, una religione centrata sul rapporto con gli spiriti dei defunti, che lo sciamano rievoca e con i quali parla. Lo sciamanesimo e Maurice Blanchot, con la sua teoria -influenzata dall'hegelismo- della letteratura come morte, del linguaggio come realtà disincarnata.

1 commento:

  1. MaRi Mar2 dicembre 2016 23:58
    Religione dal latino re-ligare, legare di nuovo, dopo che la separazione per eccellenza, la morte, ha separato, qui nello spazio-tempo, il padre, la madre, il fratello, l'amico, la moglie, il marito, dalla vita insieme. Ma l'uomo, pur circondato da vita che muore, piante, animali, perfino cose inanimate, che concludono un loro ciclo "vitale", non si arrende a questa separazione e la trascende. Inventa la sepoltura, luogo fisico in cui andare a trovare un corpo inanimato, col quale ama stare un pò in compagnia. Quando è successo anche a me ho intuito che il peccato originale sia questa separazione dolorosa. Altrimenti sarebbe stato un passaggio indolore, non sarebbe stato precluso al nostro corpo il passaggio al di fuori dello spazio-tempo.

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