sabato 28 gennaio 2017

L'ignoranza e la forza [lt2017]

Orwell e Platone |aff. & div.|

se conoscere è ricordare
io voglio solo dimenticare,
forse l'ho gia scritto

1984 di George Orwell

[lt2017]

domenica 22 gennaio 2017

Edipico/Mammone/Cinico: ovvero "Voci di una madre inesistente"



Mai trovato mia mamma tanto linguisticamente interessante come in questa fase, acuta e penosa, della sua malattia degenerativa. I suoi discorsi, o meglio l'incontenibile flusso delle sue parole mescola, tra strazio e delirio, una originalità, una vivacità ma anche una ricchezza della lingua che francamente in lei non avevo mai trovato. Ogni forma di controllo è saltata e tutto affiora senza filtro alcuno, in maniera dolorosissima e diretta, a tratti del tutto involontariamente buffa. Sarà cinismo se davanti a certe espressioni, nelle quali pur vedo la sofferenza, mi viene da sorridere per la loro bizzarìa? E' distacco estetizzante ed anaffettivo? Fino all'adolescenza ho avuto con lei un rapporto simbiotico, quindi è diventata la persona che forse in vita mia ho trattato peggio; le riconoscevo difetti che anch'io avevo ed ho, imputandole di non aver mai cercato -a differenza mia- di contrastarli e combatterli: la debolezza, la pigrizia, l'indolenza. Adesso tendo a pensare che la mia rabbia fosse la spia della profondità di questo legame, indissolubile e inconscio. Comunque ora è tutto saltato, e lei si sente e si descrive all'inferno. Chiede: -Scusate, chi è che mi ammazza?-  Rispondendosi: -Nessuno, visto che non esisto!- Nel suo mondo allucinato, naif e straziante si alternano di continuo, ossessivamente inesistenza e inferno: due forme del negativo assoluto. -Sono all'inferno e ci starò per sempre: nemmeno posso morire, dato che non esisto.-  -Allora il mondo esiste? Esiste il mondo, con tutte le persone? E tutte le persone allora si abbracciano e si baciano?- -Ma esisto solo io e tutto il resto è una mia immaginazione, un mio marchingegno: non esisti  tu, né tuo fratello, né il babbo!- -Ora io e il babbo andiamo a fare una passeggiata per strada e tu rimani qui solo, solo; e non puoi fare nulla, non puoi nemmeno telefonare, perché il telefono non esiste.- -In fondo dipende tutto dalla natura: il tempo brutto, il caldo torrido, noi. Le basta fare (schiocca le dita) ed è tutto finito.- 
Qualche giorno fa le ho detto che avrei voluto registrare quello che diceva, perché aveva una sua straziante e buffa bellezza, e lei: -Ma come fai a registrarmi se non esisto; sono una madre inesistente- -Le chiamerò "Voci di una madre inesistente"- ho risposto.

sabato 21 gennaio 2017

Physis e Poiesis


Leggo della sostanziale e radicale identità delle due -Physis e Poiesis- sia l'una che l'altra un'interna forza produttiva e formatrice; siamo quindi di nuovo a D'annunzio.

giovedì 12 gennaio 2017

le Rane - Baustelle (L-13)


Un brano il più foscoliano del Bianconi (dei Baustelle dall'album I mistici dell'Occidente,
foscoliano perche dice 'fratello mio' perche dice che 
"il tempo ci sfugge/ma il segno del tempo rimane" come (ne)i Sepolcri,appunto. 
Ma anche pasoliniano (i bucanieri,  la gioia corsara) pop ( i sandali e il coraggio di Yanez). 

Con Franco Battiato, GLF, Michele Mari fra i più grandi parolieri italiani




Mentre scoprivamo il sesso 
ignari di ciò che sarebbe poi successo 
dopo la maturità 
eccoci che attraversiamo i girasoli 
bucanieri nati 
andiamo via dalla realtà 
dalle case popolari 

che fine hai fatto 
ti sei sistemato 
che prezzo hai pagato 
che effetto ti fa 
vivi ancora in provincia 
ci pensi ogni tanto alle rane? 
l'ultima volta ti ho visto cambiato 
bevevi un amaro al bancone del bar 
perchè il tempo ci sfugge 
ma il segno del tempo rimane 

nelle notti estive e nere 
solo lucciole a guidarci nell'oscurità 
un'era fa 
la crudele pesca delle rane 
in uno stagno usato per l'irrigazione 
io e te 
fratello mio 
con gli ami e la torcia 

dico questo a proposito di niente (L-13)

dico questo a proposito di niente
(da una ricerca su google è tale Pessoa)

Domanda (L-13)


 domanda


Chi sei tu estranea / che mi abbracci 
di notte / nel mio letto?

lunedì 9 gennaio 2017

Ab-solutus


sparire sparire in canone sparire
dal furore al sereno finalmente risolto
 dissolto finalmente 
da tutto del tutto sciolto


giovedì 5 gennaio 2017

Rito di passaggio


C'è un legame tra lotta con la bestia, agone col drago e rito di passaggio: se la prima è senz'altro una forma di rito, quest'ultimo alla fine si riduce alla lotta interna ed esterna col piano naturale e biologico, che lo scontro con la bestia simboleggia. Storicamente , poi, il rito sembra riprodurre lo scontro tra due culture: una cultura matriarcale-naturale ed una patriarcale-agonistica. La sconfitta e la subordinazione della prima alla seconda doveva essere riprodotta ed interiorizzata, attraverso il rito, che ripeteva così l'evento storico della scontro -qui però sembrano mescolarsi, sovrapporsi e confondersi vari piani: storico appunto, valoriale, mitico, cosmico-metafisico , interiore-psicologico-psicanalitico- tra una cultura tendenzialmente pacifica e stanziale, contrassegnata da una divinità femminile legata al mondo e ai cicli della natura e della terra,  ed una cultura patriarcale, dinamica, nomadica, contraddistinta da divinità celesti maschili legate alla forza e alla guerra.


Satori e Inconscio


"In pari tempo, la norma dello Zen è quella di una autonomia assoluta. Niente dèi, niente culti, niente idoli. 
Svuotarsi di tutto, perfino di Dio. «Se sulla tua via incontri il Buddha, uccidilo» - dice un Maestro. 
Occorre abbandonare tutto, non appoggiarsi a nulla, andare avanti, con la sola essenza, fino al punto della crisi. 
Dire qualcosa di più sul satori e fare un confronto fra esso e le varie forme di esperienza mistica e iniziatica d'Oriente e d'Occidente, è molto difficile. 
Avendo accennato ai monasteri Zen, vale rilevare che in essi vi si trascorre solo il periodo della preparazione. 
Chi ha conseguito il satori, lascia il convento e la «Sala della Meditazione», torna al mondo scegliendosi la via che più gli conviene. 
Si potrebbe pensare che il satori sia una specie di trascendenza che allora si porta nell'immanenza, come stato naturale, in ogni forma della vita. 
Dalla nuova dimensione che, come si è detto, in seguito al satori si aggiunge alla realtà, procede un comportamento per il quale potrebbe valere la massima di Lao-tze: «Essere interi nel frammento». 
In relazione a ciò, è stata rilevata l'influenza che lo Zen ha esercitato sulla vita estremo-orientale. 
Fra l'altro, lo Zen è stato chiamato «la filosofia del Samuraj» e si è potuto affermare «la via dello Zen è identica alla via dell'arco» o «della spada». 
Si vuol significare che ogni attività della vita può essere compenetrata di Zen e così elevata ad un significato superiore, ad un'«interezza» e ad una «impersonalità attiva». 
Un senso di irrilevanza dell'individuo che non paralizza ma assicura una calma e un distacco che permette una assunzione assoluta e «pura» della vita, in dati casi sino a forme estreme e tipiche di eroismo e di sacrificio, che per la maggioranza degli Occidentali sono quasi inconcepibili (vedi il caso dei Kamikazé nell'ultima guerra mondiale). 
E' uno scherzo ciò che dice lo Jung, ossia che, più di qualsiasi corrente occidentale, è la psicanalisi che potrebbe capire lo Zen, perchè, secondo lui, l'effetto del satori sarebbe la stessa interezza priva di complessi e di scissioni a cui presume di giungere il trattamento psicanalitico quando rimuove le ostruzioni dell'intelletto e le sue pretese di supremazia, e ricongiunge la parte cosciente dell'anima con l'inconscio e con la «Vita».
Lo Jung non si è accorto che nello Zen, sia il metodo che i presupposti stanno all'opposto dei suoi: non esiste «inconscio» come una entità a sè, a cui il conscio debba aprirsi, ma si tratta di una visione supercosciente (l'illuminazione, la bodhi o «risveglio») che porta in atto la «natura originaria» luminosa e distrugge, con ciò, l'inconscio. 
Tuttavia ci si può tenere al sentimento di una «totalità» e libertà dell'essere che va a manifestarsi in ogni atto dell'esistenza. 
Un punto particolare è però di precisare il livello a cui ci si riferisce."

in http://www.esolibri.it/testi/evola/Julius%20Evola%20Senso%20e%20clima%20dello%20Zen%20articolo%20di%20.pdf

ma vedi anche http://www.esolibri.it/testi/evola/Julius%20Evola%20-%20La%20dottrina%20aria%20di%20lotta%20e%20vittoria.pdf

La lotta fondativa



"Pour que l'homme soit vraiment humain, pour qu'il diffère essentiellement et réellement de l'animal, il faut que son Désir humain remporte effectivement en lui sur son Désir animal. Or, tout Désir est désir d'une valeur. La valeur suprême pour l'animal est sa vie animale. Tous les Désirs de l'animal sont en dernière analyse une fonction du désir qu'il a de conserver sa vie. Le Désir humain doit donc remporter sur ce désir de conservation. Autrement dit, l'homme ne« s'avère» humain que s'il risque sa vie (animale) en fonction de son Désir humain. Cest dans et par ce risque que la réalité humaine se crée et se révèle en tant que réalité; c'est dans et par ce risque qu'elle « s'avère », c'est-à-dire se montre, se démontre, se vérifie et dait ses preuves en tant qu'essentiellement différente de la réalité animale, naturelle. Et c'est pourquoi parler de l' origine de la Conscience de soi, c'est nécessairement parler du risque de la vie (en vue d'un but essentiellement non vital).[...] Sans cette lutte à mort de pur prestige, il n'y aurait jamais eu d'êtres humains sur terre."




martedì 3 gennaio 2017

Mia mamma




a fior delle tue labbra come a fiotti 
a sbocchi di sangue torna
disordinato quanto opprimente il passato
di entrambi, mentre la malattia sfalda completamente
sulla tua bocca la trama già approssimativa
dei giorni stati, tornano le molte corna fatte
-vere o presunte che siano quelle ad ogni modo confessi-
come pure le confuse e improbabili riproduzioni,
 il trauma -Ma è successo davvero? chiedi-
l'incidente proprio davanti casa, un volo 
di diversi metri in aria, con tanto di cuscino
-me l'hanno raccontata così- sotto la testa
sull'asfalto, e tutto il denaro perduto le case
-Sei stato un vero investimento! ripete Dante-
ecco le diverse città coi rispettivi e pertinenti
dolori, nonché gioie: cominciamo pure dalle torture 
fiorentine, poi a Siena l'ospedale che adesso
è un bel museo -medievale- il Gran Maestro Professore
aveva purtroppo in Accademico Odio, in Gran Dispetto
-Pare che operi coi bisturi bordati di velluto
nero- Mister T.W. in London, Mia Vera Luce 
Mio Soter -a Gentleman, a Lord- ma lasciamo stare 
quello ch'è mio e mio soltanto; nel frattempo
ti si rimescolano dentro i vivi con i morti
e bisogna ogni poco far l'elenco, ben aggiornato,
di quelli che sono ancora e quelli che non sono
più: tu ormai Penelope involontaria, involontaria tela, 
Euridice rediviva sulla morte spaesata




domenica 1 gennaio 2017

Citazioni sul tema




"Terra e Mondo, dicevamo. Osserviamo questi due poli nel loro rapporto dinamico, a partire dal caso rappresentativo dell’arte. Da un lato «l’opera in quanto opera espone un Mondo. L’opera mantiene aperta l’apertura del Mondo», che «non è un possibile oggetto che ci stia innanzi e che possa essere intuìto», bensì è «il costantemente inoggettivo a cui sottostiamo fin che le vie della nascita e della morte, della grazia e della maledizione ci mantengono estatizzati nell’essere» [2]. D’altra parte «ciò in cui l’opera si ritira e ciò che, in questo ritirarsi, essa lascia emergere, lo chiamiamo: la Terra. Essa è la emergente-custodente. […] Su di essa ed in essa l’uomo storico fonda il suo abitare nel mondo. Esponendo un mondo, l’opera pone qui la Terra. […] L’opera lascia che la Terra sia una Terra. […] Aperta e illimitata in se stessa, la Terra appare soltanto se è garantita e conservata come la essenzialmente indischiudibile, sottraentesi a ogni dischiudimento» [3]. Mondo e Terra sono in lotta fra loro per «l’autoaffermazione della propria essenza» [4]; diversi fra loro, in quanto il Mondo è apertura mentre la Terra chiusura in sé, non sono mai separati, si dispiegano piuttosto in un perenne polemos cosmico. Il Mondo è la costellazione luminosa dell’avvenire storico, la Terra è lo sfondo oscuro e impenetrabile in cui ogni fenomeno rifluisce. Il primo intende dominare la Terra per condurla alla piena apertura, la seconda aspira d’altra parte a conchiudere il Mondo nel proprio oscuro obliarsi."
 vedi:  http://www.latigredicarta.it/2015/04/11/fra-terra-e-mondo-uno-sguardo-vigile/


"La proiezione nel mito di questi processi psichici, dell'opposizione dell'Io alla Grande Madre, si puo' leggere nell'avventura dell'Eroe mitologico e dal suo combattimento contro il Drago.

Il destino ha dunque chiamato l'Eroe e trasferito il suo centro di gravita' e quello del racconto in una zona sconosciuta a tutti.
Questa regione fatale, piena di tesori e di pericoli viene rappresentata cosi' in vari modi: una terra lontana, una foresta, un regno sotterraneo, sottomarino o celeste, un'isola ignota, la vetta di un'alta montagna, un profondo sonno, il ventre della balena, la stalla, la caverna uterina della terra ecc.
Tutte immagini che vengono spesso utilizzate anche dal sogno.


Questa resistenza, questo combattimento, rappresentano la lotta dell'Io contro gli aspetti castranti della Grande Madre, contro la potenza negativa dell'Inconscio, a cui l'Eroe puo' facilmente soccombere se non riuscira' a riemergere dal regno oscuro in cui si era addentrato.
L'impresa dell'Io e' riuscire ad appropriarsi degli aspetti positivi, fecondi e benefici della Grande Madre.
In termini piu' stretti, l'Io deve riuscire a rendere coscienti immagini e affetti che affollano l'Inconscio, e questo divenire cosciente deve passare attraverso la capacita' "eroica" di accoglimento ed elaborazione degli stessi.

Il fine ultimo del combattimento contro il Drago e' quasi sempre la liberazione della prigioniera, della vergine, o, piu' in generale, la conquista del tesoro.

La prigioniera e' un elemento "interno", e' la stessa "Anima", il femminile transpersonale, cioe' un elemento psichico collettivo dell'umanita'.
Nel mito si parla proprio del rapporto tra quest'Anima e l'Io.
Quasi sempre la prigioniera e' in balia di un creatura orribile, un drago, o una strega, o un mago, oppure un padre cattivo o una madre cattiva, e lo scopo del combattimento dell'Eroe e', come detto, la sua liberazione.

Nel combattimento contro il Drago, l'Io si trasforma anche nel suo rapporto con il femminile, e questa trasformazione e' appunto rappresentata dalla liberazione della prigioniera dal potere del Drago, si tratta cioe' della disgiunzione dell'immagine della femminilita' da quella della Madre, ossia della separazione dell'Anima dall'Archetipo Materno.

L'Eroe uccidendo il lato terribile del femminile, libera il suo lato fecondo, benefico e creativo, il lato che puo' congiungersi al maschile.
Ecco quindi che l'uccisione del Drago guardiano della prigioniera e la liberazione di questa, significano la liberazione del femminile positivo e la sua separazione dall'immagine terrificante della Grande Madre. Cioe' il superamento della sola forma in cui il femminile fino allora era stato vissuto, quello appunto della Grande Madre onnipotente

Dunque la Grande Madre, quale simbolo di cio' che e' non solo generativo e creativo, ma anche distruttivo e castrante, antico, primordiale, originario, istintivo, indifferenziato, proprio della specie, del collettivo, non mediato dalla funzione raziocinante ed individuante dell'Io, determina l'emergenza dell'Eroe che soddisfi la necessita' di un'integrazione graduale nella coscienza, di un riconoscimento, di un'elaborazione, dei propri moti inconsci, per poi procedere a ristrutturare la consapevolezza di se' e diventare infine "individuo".
La Grande Madre, riconosciuta ed integrata, perde cosi' il carattere patologico e diviene materia per la realizzazione di se', non e' piu' nemica ma contenuto riemerso ed elaborato.
Per riuscire a realizzarsi l'individuo attinge a quella sorgente di energia che e' custodita nella psiche inconscia, quella "profonda sorgente di forza che e' rappresentata dall'archetipo dell'Eroe" (Henderson)."

vedi: http://www.humantrainer.com/articoli/palumbo-archetipo-integrazione-femminile-jung.html